Fantascienza e pessimismo

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Fantascienza e pessimismo

Messaggio da IlSisko » 11 mag 2012, 1:16

Nel numero di giugno della rivista Discover Magazine, l'editore Corey Powell ha intervistato Damon Lindelof, col quale ha discusso di Prometheus, delle differenze tra gli universi di Alien e di Star Trek e del futuro che ci attende.

In particolare mi ha molto colpito la risposta di Lindelof alla seguente domanda:

Powell: Prometheus, come Alien e Blade Runner sono caratterizzati da elementi fortemente distopici. Perchè la fantascienza sembra così pessimista?

Lindelof: Because the apocalyptic version seems much more probable. The 1960s hung on the promise of the space program. We believed the future was something we could make. But in the 1980s, when I was growing up, that transformed into the idea that the future is something we have no control over. Thirty years from now, nuclear holocaust and artificial intelligence takeover feel much more viable to me than a federation that seeks out new civilizations.

Traduzione: "Perchè la versione apocalittica sembra molto più probabile. Negli anni '60 ci si aggrappava alla promessa del programma spaziale. Credevamo che il futuro fosse qualcosa che potevamo costruire. Ma negli anni '80, quando sono cresciuto io, quella visione si trasformò nell'idea che il futuro fosse qualcosa sul quale non abbiamo alcun controllo. Da qui a 30 anni, l'olocausto nucleare e il sopravvento dell'intelligenza artificiale mi sembrano molto più probabili di una federazione alla ricerca di nuove civiltà."

So che la questione non è certo nuova e che i dibattiti sull'argomento ci sono sempre stati, ma la mia domanda è... la "visione" di Roddenberry è davvero cosa sorpassata? La fantascienza oggi può ancora farci sperare in un futuro migliore ed essere di ispirazione per le nuove generazioni come lo era Star Trek negli anni '60?
E soprattutto... è normale che uno dei protagonisti del rilancio della Serie Classica sia molto più ispirato dagli elementi distopici di un filone della fantascienza che non da quelli che hanno sempre reso Star Trek un'eccezione?

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Messaggio da TheGib » 11 mag 2012, 7:37

“Un ottimista non rimarrà mai piacevolmente sorpreso” [cit.]

Lindelof, come chiunque di noi, ha un vissuto, un carattere, una cultura personali che non è detto ci sia permesso di conoscere e/o comprendere; e nemmeno sappiamo quanto e come influenzi il suo lavoro; quindi cerchiamo di fare una riflessione più generale.

La fantascienza, per sua natura e per il suo essere genere letterario, ha tra le sue missioni quella di stimolare i ns. cervellini su questioni attuali o del futuro prossimo, dipingendo uno scenario a venire, più o meno remoto, sulla base di alcuni assunti realistici e attuali. La scelta di presentare un futuro utopico o distopico, nei vari gradi ove possibile declinare tali definizioni, può essere quindi la scelta dello scenario più adatto per ciò che si vuole osservare, senza per questo dichiarare l'uso di una sfera di cristallo più o meno scientifica.

La fantascienza non è normalmente una previsione accurata, quello è compito dei futurologi.
Pensiamo, dagli albori della SF ad ora, quante previsioni errate e quante corrette, sui grandi temi e/o sulle grandi tecnologie, sono state fatte; anche in termini di tempi di realizzazione.

Il fatto che in epoche diverse si prediligano scenari ottimistici o pessimistici è, a prescindere dalla fantascienza, figlio delle questioni contingenti; lo stesso umore si riflette infatti in quasi tutte le produzioni artistico-letterarie, dal cinema ai libri alla televisione.

Star Trek, fenomeno culturale trasversale (visione che condivido con MiaPiccolina :wink: ), nasce con un'impronta prettamente ottimistica ma, al suo interno, spazia anche su ramificazioni oscure; DS9 sopra tutto. Tutto questo è filiazione sia di visioni personali, sia di periodi storici.

Niente vieta di avere, ST o fuori ST, scenari pessimistici che presentino comunque un messaggio positivo; penso ad esempio alla saga di Terminator. Quello che (mi) interessa è che ST prosegua e si evolva nel suo cammino di fenomeno culturale trasversale, mantenendo la peculiarità di farci riflettere su questioni attuali e su come tali questioni possano a loro volta evolversi in scenari futuri; se in un terreno ottimistico ancora meglio... perché io lo prediligo.


La nostra vera nazionalità è l'umanità. H.G.Wells
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Messaggio da MiaPiccolina » 11 mag 2012, 9:08

Condivido l'opinione di TheGib e quella di Damon Lindelof, il momento storico tende ad influenzare anche il tipo di fantascienza che viene prodotto. Se negli anni '60 c'era indubbiamente molta più fiducia nella scienza, oggi il discorso è più complicato, di conseguenza deve essere più ambiguo il genere. Si può sempre essere ottimisti, bisogna solo non apparire ridicoli come la famiglia della Mulino Bianco.

Però io non ho mai voluto idealizzare più di tanto Star Trek e la "visione di Roddenberry", che fa sembrare quest'ultimo una specie di messia.
Roddenberry ha il merito di aver trattato la fantascienza con rispetto. E di aver saputo interpretare la cultura americana in prospettiva futura, dove vedere una persona di colore e magari anche donna, in posizione di comando è cosa di tutti i giorni, quindi normale.

E' un buon messaggio ma nulla di esageratamente utopistico. Anzi l'universo della serie classica è tutt'altro che il paradiso in terra.

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Messaggio da Miles » 11 mag 2012, 10:06

Be' io ricordo un botta e risposta a distanza tra Berman e Abrams che, comunque, mi ha sempre fatto ben sperare: prima che Abrams rilasciasse il suo film, Berman - per rispondere alla critiche di chi lo accusava di essersi allontanto dalla visione Roddenberriana del futuro - aveva dichiarato che Star Trek per i suoi gusti era uno show troppo "polliannico".
Abrams, rispondendo ad un intervistatore che gli chiese un parere su questa dichiarazione, ha risposto: "Credo che potremmo tutti giovare di un po' di Pollyanna."

E penso che nonostante la svolta Lucasiana, non si può dire che "Star Trek (2009)" sia un film dark, cupo, distopico o che...

Inoltre non sono molto d'accordo con l'analisi di Lindelof: si, è vero che negli anni '60 col programma spaziale c'era un' idea di futuro più progressista che disfattista, ma eravamo anche in piena guerra fredda e si viveva nel terrore dell'ultima grande guerra nucleare. Star Trek avrebbe dovuto mostrare una società post-bellica di umani/mutanti, seguendo il ragionamento di Lindelof.

La fantascienza distopica, a mio avviso, ha più presa per lo stesso motivo per cui, parlando di Dante, si fa sempre riferimento all'Inferno ma molto meno al Purgatorio o al Paradiso :smile: . Il male ha uno suo fascino. Star Trek, nella sua incranzaione primigenia, si differenziava dal resto perché il concetto di "male" e di "cattivo" è stato in qualche modo messo in discussione: la società multietnica, con tanto di "alieno-buono-dall'-aspetto-satanico". proposto nell' America ancora molto razzista e sessista dell'epoca, ha costretto lo spettatore a cambiare modo di ragionare per potersi identificare con questi personaggi.

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Messaggio da Gas75 » 11 mag 2012, 10:35

Originally posted by TheGib

Star Trek, fenomeno culturale trasversale (visione che condivido con MiaPiccolina :wink: ), nasce con un'impronta prettamente ottimistica ma, al suo interno, spazia anche su ramificazioni oscure; DS9 sopra tutto.
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Messaggio da favarato » 11 mag 2012, 17:49

Oggi la sf rispecchia la decadenza della nostra civiltà occidentale, se gli autori dei nostri libri e film preferiti fossero cinesi od indiani magari lo spirito sarebbe diverso...quei popoli sono in pieni "anni sessanta"...


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Messaggio da MiaPiccolina » 11 mag 2012, 18:24

Originally posted by Miles
Star Trek avrebbe dovuto mostrare una società post-bellica di umani/mutanti, seguendo il ragionamento di Lindelof.
Più ascolto le opinioni di Lindelof e più mi rendo conto del perchè una serie come Lost sia stata così tanto seguita. Del resto molti dicono che Lost è una creatura di Abrams, io credo che sia più figlia di Lindelof... ma non usciamo dal tema però.

Lindelof non dice che la fantascienza si limita a mostrare il futuro come potrà essere. Ma che il genere proietta avanti tutte le aspettative che noi abbiamo nel presente.
40 anni fa si pensava che molti dei problemi che affligevano la società potessero essere risolti e superati. Star Trek classico non rappresenta altro che questa convinzione. Per questo viene riconosciuta come buona fantascienza.

Oggi Star Trek può e deve essere un pò più ambiguo, far vedere che in parte qualcosa si è risolto, ma sul resto c'è ancora il cartello "work in progress".
A tal proposito apprezzo la visione della Federazione fatta nel film di Abrams, quella dell'organizzazione umanitaria piuttosto che dell'organo politico. Mi sa di qualcosa di non ancora dato per scontato, non so se mi spiego.

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Messaggio da ormazad » 11 mag 2012, 21:20

Certo che ne dice di banalità sto Lindelof .
Basta fare un pò di cherrypicking e dimostri qualsiasi cosa . Ovviamente la fantascienza ci parla dell'oggi , chè del doman non v'è certezza e neanche canoscenza.
" nuclear holocaust .... feel much more viable to me " Fukushima forse , non certo Doctor Strangelove .L'ultimo film sul dopobomba che ricordo è The day after , 1983 . Meyer fra l'altro.

E se devo porre le mie speranze nella tecnologia come Roddenberry o in greenpeace come JJ beh, io confido molto di più nella tecnologia .


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Messaggio da Miles » 11 mag 2012, 21:25

Originally posted by MiaPiccolina
Lindelof non dice che la fantascienza si limita a mostrare il futuro come potrà essere. Ma che il genere proietta avanti tutte le aspettative che noi abbiamo nel presente.
Si, ma Roddenberry ha fatto di più che proiettare in avanti le aspettative che c'erano al suo tempo; a mio avviso lui ha scelto le aspettative "migliori", in modo forse più pedagogico che utopico e basta (quindi un po' sterile e fine a se stesso).

Oltre alla grande paura nucleare, ai tempi di Roddenberry c'erano anche i figli dei fiori: lui ha scelto quale visione raccontare.

Da noi, nel 2001 dopo l'attentato alle torri gemelle, Berman e Braga hanno deciso di ricrearlo paro paro in Enterprise, con l'attentato alla Terra da parte degli Xindi; io penso che Roddenberry non l'avrebbe fatto e qui vedo la differenza col pensiero di Lindelof: la distopia non è una strada ineluttabile e si può scegliere a quale futuro guardare.

Non che Roddenberry non avesse immaginato un epoca buia dell'umanità da la a venire (guerre eugenetiche, terza guerra mondiale, guerre romulane etc.) ma ha scelto di raccontare l'epoca del pieno riscatto dell'umanità da quelle piaghe. Dico questo perché l'aspetto utopico della visione roddenberriana per me non è una semplice curiosità, ma un elemento molto forte di identificazione e unicità della saga rispetto a tutto il resto: ciò che personalmente mi trasmette un'idea di futuro, in Star Trek, non sono la velocità a curvatura, il teletrasporto o gli ologrammi, ma il contesto socio-culturale che è pressoché inedito nel resto del panorama fantascientifico televisivo e che sarà molto più difficile da raggiungere nella realtà, di quanto non lo sarà costruire davvero una nave interstellare.

Voglio dire, Roddenberry ha immaginato una società senza denaro... più fantascienza di così.

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Messaggio da MiaPiccolina » 12 mag 2012, 1:24

Originally posted by Miles
Voglio dire, Roddenberry ha immaginato una società senza denaro... più fantascienza di così.
Senza contante forse, ma non avulso dal concetto del denaro. Visto che Kirk paga ai minatori i cristalli di dilitio di cui ha bisogno mentre Uhura vuole fare un pò di shopping sulla stazione K7 e desidera comprare un tribolo. Se il denaro non esistesse allora come fanno, con il baratto?


Io non metterei in mezzo il discorso del denaro che è forse uno degli aspetti più fallimentari del futuro immaginato in Star Trek.

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Messaggio da Miles » 12 mag 2012, 10:15

Si, come vuoi, senza contante; il concetto è che non è più la ricerca della ricchezza materiale il motore della società, come spiega Picard in "Primo Contatto".

Concetto niente affatto fallimentare, secondo me, anzi visionario all'ennesima potenza ma anche molto più contestualizzato nella serie di quanto non si pensi (con la tecnologia di replicazione, in effetti, cessa il bisogno di avere denaro contante per procurarsi ciò di cui si ha bisogno a livello primario, cioè cibo, vestiti, oggetti e utensili d'uso comune etc.): sarà stato fallimentare per gli autori che non hanno capito un'acca di come affrontarlo, come al solito.

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Messaggio da MiaPiccolina » 12 mag 2012, 11:21

Si infatti, il casino l'hanno fatto gli autori che sono venuti dopo. Io ho i miei dubbi che Roddenberry abbia pensato ad un futuro senza denaro. Se guardiamo la serie classica, in realtà non è che l'economia del futuro sia poi tanto diversa da quella attuale, c'è qualcuno che vende e qualcuno che compra.
Frasi idilliache come quella da te citata in Primo Contatto appartengono a un'epoca diversa, successiva a quella di Roddenberry.

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Messaggio da IlSisko » 12 mag 2012, 11:38

La mia impressione riguardo all'uso del denaro, o di una sua forma alternativa, nella serie classica è che la Federazione non facesse pagare nessuno per gli aiuti offerti alle popolazioni di altri pianeti.
Ovviamente anche la Terra aveva bisogno di materie prime che magari non esistevano nel sistema solare quindi accadeva che stipulassero accordi che prevedevano uno "scambio". Aiuti e assistenza in cambio di materie prime, ma gli aiuti non erano comunque "vincolati" dal corrispettivo in materie prime o altre forme di pagamento.

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Messaggio da ormazad » 12 mag 2012, 11:51

(con la tecnologia di replicazione, in effetti, cessa il bisogno di avere denaro contante per procurarsi ciò di cui si ha bisogno a livello primario, cioè cibo, vestiti, oggetti e utensili d'uso comune etc.)
E comincia il bisogno di avere denaro per procurarsi l'energia per far funzionare il replicatore .
E tanto per esser chiari noi siamo energeticamente mille volte più ricchi del re Sole o del più ricco nababbo di due\trecento anni fa (possiamo considerare il consumo di energia uno standard monetario universale) ma chissà perché si parla tanto di crisi .
Aiuti e assistenza in cambio di materie prime
Niente di nuovo sotto il sole . Alcuni lo chiamerebbero colonialismo.


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Messaggio da IlSisko » 12 mag 2012, 12:50

Beh, le colonie federali esistevano effettivamente, ma ai vari pianeti non veniva imposto di entrare nella Federazione. E' comunque una qualche organizzazione economica federale doveva pure esistere. Magari non tutti i pianeti avevano abolito l'utilizzo del denaro, la Terra lo aveva fatto. Come avesse fatto e come fosse organizzata l'economia terrestre, effettivamente, nella Serie Classica non mi pare sia stato approfondito.

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