Originally posted by Galen
E perché mai oggi dovremmo limitarci alle impressioni forzatamente limitate del primo periodo?
Perché, vuoi o non vuoi, è sempre la prima impressione quella che conta
Puoi avere delle visioni molto ampie e sai che l'esperienza dimostra che Star Trek ha bisogno di un po' di rodaggio per decollare (TNG stessa non ne fu certo esente), però la verità è che se la serie non ti prende un minimo da subito, anche con tutta la buona volontà è difficile restarvi fedeli.
ENTERPRISE, ad esempio, ha avuto un'ottima prima stagione, specialmente se paragonata alle prime stagioni delle serie precedenti, e sicuramente anche qui da noi in Italia aveva avuto un certo seguito anche tra i non-trekkies. Purtroppo la lacunosità nella caratterizzazione dei personaggi e la pochezza delle trame (se escludiamo il grande story-arc della terza stagione) ha molto fiaccato l'entusiasmo iniziale. Ricordo ancora con quanta sofferenza ho seguito la prima messa in onda della seconda stagione su La7... inguardabile.
Per cui, anche se è corretto guardare all'insieme col senno di poi, non si può prescindere dall'"attuale", è inevitabile e lo diventa tanto più ora, che una nuova serie di Star Trek sarebbe veramente un "andare dove nessuno è mai giunto prima". La reazione del pubblico è difficile da prevedere, oggi.
Il fatto che DS9 sia stata apostrofata come "non Trek" (e di certo era volutamente qualcosa di diverso), dovrebbe essere vista oggi come un reperto storico sulla parzialità e servire da monito per il futuro per evitare l'istinto naturale dell'atteggiamento reazionario (e il nuovo film ha dato l'occasione di mostrare quanto il rischio sia sempre presente).
Di certo non è il metro per giudicare DS9 oggi, e peraltro non credo possa sembrare il caso a nessuno di ipotizzare una nuova serie sulla base di pregiudizi rivelati sbagliati.
Ma il pregiudizio non si è rivelato sbagliato: oggi Ds9 fa a pieno titolo parte della saga "Star Trek" ma rimane tutt'ora lo spin-off più lontano dall'idea originale di Star Trek, quella che tutti hanno istinitivamente in testa quando si parla di questa serie.
Quello che si può dire oggi, col senno di poi, è che Ds9 nella sua diversità non ha tolto niente a Star Trek, anzi semmai ha aggiunto qualcosa e di questo tutti gli appassionati sono grati. Una serie così fantapolitica e coerente in sè stessa, ricca di sfumature umane (e aliene) ha dimostrato che anche con meno buonismo, l'idea della ricchezza della diversità come valore positivo, può essere veicolata e fatta assimilare dal pubblico mentre lo s'intrattiene.
Ma quello che dico io è che cambiare la forma, non è la soluzione definitiva in quanto tale: l'importante è che alla base di tutto ci sia questa volontà di veicolare dei messaggi, la consapevolezza che non stai scrivendo per uno show di fantascienza qualsiasi, ma per "Star Trek", che ha una tradizione Asimoviana da perpetuare e allora ben vengano personaggi con i quali il pubblico può identificarsi, ma non solo a livello di simpatia. Devono essere ben scritti e "dire" qualcosa.
Faccio un esempio e poi chiudo, che tendo ad essere troppo logorroico: sono anni che compro e leggo con piacere storie di Tex Willer e di Dylan Dog. Ora, letto un Tex, letti tutti. Perché continuo a comprarli? Perché al di là delle storie che sono sempre uguali, i personaggi hanno una forza tale da spingermi a leggere le loro avventure e goderne anche se, già dalla prima pagina, si capisce un po' come si svilupperà la storia. Del resto il genere western è limitatissimo: indiani, banditi e peones. Eppure è sempre bello immergersi in quelle avventure. Se non fosse per la forza di quei personaggi, neanche lo comprerei (tra l'altro il western non è il mio genere preferito, ma non lo è neanche la sci-fi se escludiamo Star Trek)
Potere ai FAN![:mauri12]