Sarà la volta buona? Lo faranno ammodino?
Da repubblica.it
Arriva al cinema IT, capolavoro horror di King
La Warner Bros, in collaborazione con il re della letteratura da brivido, porta sul grande schermo il suo mostro più celebre e spaventoso
articolo di Filippo Brunamonti
I film passano, ma i mostri, a volte, ritornano. Con l'assordante scoppio di un palloncino - gonfio di sangue, naturalmente - Warner Bros. annuncia una ricognizione su grande schermo del capolavoro di Stephen King, "It". Il filo rosso attraversa l'immaginario di King (350 milioni di copie vendute in tutto il mondo) e trova il suo cuore proprio in quel Pennywise - mostro dalla faccia di clown che vive ai margini dei nostri incubi reconditi - che infesta l'esistenza di sette ragazzini, dando corpo, bava e zanne alle loro paure.
Il romanzo di King fu pubblicato nel 1986 e nel '90 una miniserie tv diretta da Tommy Lee Wallace radicò il suo "graffio" horror con la strepitosa interpretazione (british) di Tim Curry. Le due parti andarono in onda il 18 ed il 20 novembre 1990 su ABC, sconvolgendo buona parte del pubblico americano, già in delirio per Curry reduce dal quindicesimo anniversario del Rocky Horror Picture Show. Nel '98, Zee TV ha ripreso in mano il progetto trasmettendo "Woh", serie horror-thriller indiana grandemente ispirata al blockbuster letterario di King. Dal 2009, in più occasioni, gli studios di Hollywood hanno tentato di riesumare il cattivone di "It", prima corteggiando Dave Kajganich, poi annunciando gli adattamenti di "It" e di un altro caposaldo di King, "Cimitero vivente", diretti entrambi da Guillermo del Toro. Non se n'è fatto niente, data anche la resistenza di King: dopo quasi trenta serie tv ed oltre quaranta pellicole tratte dai suoi libri, l'autore di "It" mantiene un indubbio controllo sulle sue opere, come J.K Rowling con il filone "Harry Potter".
Ma forse ora ci siamo. King e Warner Bros. hanno puntato gli occhi sul premio Sundance Film Festival, Cary Fukunaga, regista di "Sin Nombre" e "Jane Eyre". Fukunaga, impegnato con HBO nella stesura di "True Detective" (tra i protagonisti, Woody Harrelson e Matthew McConaughey) sta già scrivendo il nuovo "It" assieme a Chase Palmer ("Dune" di Frank Herbert); finanzia il film (destinato alle sale cinematografiche e distribuito in due parti) un quarto della casa di produzione, da Roy Lee a Dan Lin fino al team composto da Seth Grahame-Smith e David Katzenberg di KatzSmith Production. La storia, per quanto nota, resterà insondabile e misterica, fa sapere Warner. Di certo, ritroveremo i sette ragazzini che, dopo l'incontro con un mostro risvegliatosi da un lungo letargo nella città di Derry, nello stato del Maine, decidono di forgiare il gruppo dei Perdenti e combattere il demoniaco Pennywise, dandogli la caccia nelle fogne.
Cuore del romanzo e della miniserie tv del 1990 è la rigida suddivisione della storia in due parti: la prima collocata tra l'autunno e l'estate del 1957-1958, e la seconda, quella che riunisce i ragazzi sopravvissuti ormai adulti, ambientata a metà anni Ottanta.
In un'intervista rilasciata da Tim Curry a Fangoria nel '90, l'attore dichiarò: "Pennywise è male puro. Ha la capacità di assumere diverse sembianze, in particolare si cala nelle paure delle sue vittime e ne prende forma. Può persino diventare la ragazza di cui sei innamorato, pur di arrivare a te. Non c'è redenzione per un mostro del genere, in grado di sedurti con lo sguardo da clown e una barchetta di carta, e un attimo dopo di staccarti un braccio. Pennywise non pratica solo violenza fisica. La sua è crudeltà mentale, psicologica. Per trasformarmi nel mostro sono stati necessari una protesi facciale, la mia testa è di fatto allungata ed ingrandita, una pallina da ping pong dipinta di rosso per il naso, e delle allucinanti lenti marroni per gli occhi, la parte più complessa del make-up. Un sollievo per tutti gli attori narcisisti, sempre preoccupati di come apparire sullo schermo. Quando ti tramutano in un mostro, a che serve lo specchio?".
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"...c'è una certa drammatica ironia in tutto questo, una sincronia che sconfina con la predestinazione, si potrebbe dire..." R.Giles